“Per mantenere l’equilibrio della flora intestinale”… è una frase che spesso ascoltiamo nelle pubblicità televisive e che magari leggiamo sulle etichette di diversi supplementi. Siamo sicuri che questo faccia di tutta l’erba un fascio?

All’interno del nostro intestino, infatti, sono diversi i microrganismi che intervengono. Si parla di probiotici, prebiotici, simbiotici e molto altro; è per questo necessario chiarire le differenze principali che intercorrono tra i vari prodotti che abbiamo a disposizione sul mercato.

Fermenti lattici vivi: cosa sono?

Prima di delineare la differenza fra i tre principi in questione, è necessario definire ognuno di essi. Partendo dai fermenti lattici vivi, possiamo affermare che essi, chiamati anche batteri lattici, siano batteri in grado di produrre acido lattico partendo dalla fermentazione del lattosio.

Da questa definizione si può dedurre quindi che i fermenti lattici vivi sono in grado di fermentare e digerire il lattosio.

Quando vengono utilizzati?

Indicato nell’eventualità di diarrea, stitichezza, gas o meteorismo, l’utilizzo dei fermenti lattici vivi è raccomandato sotto indicazione del medico. Solo questo professionista, infatti, saprà dire quali tipologie di fermenti sono più adatte in ogni singolo caso e vi darà anche indicazioni riguardo ai tempi del trattamento.

Come assumerli?

I cicli di assunzione dei fermenti lattici vivi durano dalle due alle tre settimane. I prodotti si prendono a stomaco vuoto e almeno a trenta minuti di distanza dai pasti per una o due volte al giorno.

Infine, per quanto riguarda le modalità d’uso, esse variano a seconda del prodotto. La situazione può cambiare a seconda che si abbia a che fare con compresse masticabili, soluzioni liquide, bustine orosolubili o capsule convenzionali.

Fermenti lattici vs probiotici: le differenze

Spesso confusi coi fermenti lattici vivi, i probiotici sono microrganismi – scientificamente batteri – che, presenti in quantità sufficienti nel nostro organismo, portano benefici all’ecosistema intestinale.

Quando vanno assunti?

Tenendo presente che ci sono probiotici appartenenti a diversi ceppi e che svolgono, di conseguenza, diverse funzioni, in linea generale i probiotici interviene per ristabilire l’equilibrio intestinale compromesso in tutte le fasce d’età.

Se nel mondo degli adulti intervengono in caso di stress, dieta o assunzione di farmaci quali antibiotici, nel caso dei bambini i probiotici sono utili per rimediare a infezioni gastrointestinali o per infezioni della pelle come la dermatite atopica.

 I prebiotici

Al contrario dei probiotici, questi ultimi sono batteri che sono presenti in natura in alcuni alimenti. Contribuiscono alla crescita non nell’intestino ma nel colon di una o più specie batteriche per lo sviluppo della microflora probiotica.

Come assumerli?

Oltre che attraverso gli integratori alimentari, possiamo assumere probiotici tramite alcuni alimenti quali banane, miele, aglio, cipolla. Fondamentale è fare sempre riferimento al consiglio del medico curante.

Le differenze

Dopo aver delineato le caratteristiche di ognuno dei tre principi attivi, possiamo quindi definire la differenza, perlomeno tra fermenti lattici vivi e probiotici. In merito a questi ultimi, è necessario ricordare che, per risultare efficaci al massimo, devono essere contraddistinti da una stabilità perfetta dal momento della produzione a quello della distribuzione finale.

La prima sostanziale differenza riguarda il fatto che i secondi sono una categoria dei primi. La seconda è legata alla permanenza nell’organismo. Se è vero che i probiotici rimangono vivi all’interno dell’organismo e non solo, si replicano, è vero anche che i fermenti lattici, al contrario, una volta ingeriti non sopravvivono al passaggio nello stomaco, seppur portino comunque benefici.

Un’ulteriore differenza è legata al fatto che, quando si chiamano in causa i fermenti lattici vivi, si inquadrano degli attivi che non hanno alcun effetto sulla flora batterica intestinale. Entrando nel vivo delle loro caratteristiche, ricordiamo che in natura ne esistono diverse tipologie e che, di frequente, vengono impiegati nell’industria alimentare.