La tripofobia è una paura davvero molto particolare, che va analizzata con la massima attenzione. Come qualsiasi altra fobia, viene scatenata in seguito a un evento ben preciso e si manifesta tramite vari sintomi.
Ecco cosa c’è da sapere su una situazione che può generarsi da un momento all’altro, fino a diventare un disturbo fisso.
Cosa tratteremo
Che cos’è la tripofobia e quali immagini la provocano
La tripofobia è un problema che si manifesta in maniera persistente. Può apparire come un senso di ribrezzo, avversione, repulsione e totale terrore nei confronti di buchi e puntini. Più fori si susseguono, più diffuso è il senso di sincera paura.
La fobia può crearsi in seguito alla visione di diverse tipologie di immagini, dall’alveare delle api ai buchi tra le fette di pane, dal formaggio groviera agli spazi tra le pietre dei marciapiedi. Persino i buchi nei metalli, i frutti con i semi, i tubi impilati, la spugna da bagno e il bocciolo del fiore di Loto possono scatenare una forte reazione avversa nei soggetti che sono alle prese con questo disturbo.
Non si sa ancora come possa essere categorizzata la paura dei buchi, neanche da parte degli esperti scientifici. Un disturbo psicologico di questo tipo potrebbe appartenere alle fobie specifiche, essendo una reazione senza alcun freno verso uno stimolo che non provoca alcun pericolo.
Tale disagio visivo sembra inspiegabile, ma in realtà nasconde una serie di possibili cause da tenere d’occhio.
Le possibili cause della tripofobia
Ancora oggi, non si sa quale possa essere la causa principale che si nasconde dietro la tripofobia. Varie ipotesi sono state formulate, ma non vi è alcuna certezza scientifica.
Una teoria diffusa parla della possibilità di una sorta di meccanismo di sopravvivenza, una difesa automatica generata da situazioni simili a quelle di animali brutti e pericolosi e malattie della pelle.
Allo stesso tempo, non manca la tesi in base alla quale sarebbero le immagini ripetute a provocare situazioni così strane.
Determinate foto provocano una certa sensibilità dovuta alla loro ripetitività e ciclicità. Di conseguenza, l’empatia e lo stress emergono, dando vita a reazioni particolari. Anche l’età e il sesso possono essere due cause del disturbo, così come il patrimonio genetico e la storia familiare.
I sintomi di questo disturbo
La tripofobia si manifesta tramite un senso di timore inarrestabile, unito a una forma di disturbo che può condurre a nausea o vomito.
I due sintomi possono essere mescolati in varia misura, con l’aggiunta di eventuali problemi fisici e psicologici come sudorazione eccessiva, agitazione, tachicardia, incremento della pressione arteriosa, brividi alla pelle, prurito, formicolio, bruciori vari.
I disturbi tendono a manifestarsi anche per più ore alla settimana, spesso persino se non sono presenti le immagini scatenanti. Gli attacchi di ansia e panico sono dietro l’angolo e bisogna prestare la massima attenzione affinché la situazione generale non peggiori.
Come diagnosticare e curare la tripofobia
Il disturbo psicofisico viene diagnosticato in seguito a un colloquio con una figura medica, tramite esami del sangue ed elettrocardiogramma in grado di scongiurare qualsiasi complicazione.
Il paziente può sottoporsi a un relativo questionario e scoprire se sussistano o meno i sintomi collegati alla tripofobia. Tuttavia, sono poche le informazioni certe su questa situazione poco piacevole, che può essere equiparata anche alla depressione o a disturbi bipolari e ossessivo-compulsivi.
Nonostante gli scienziati stiano analizzando al meglio la fobia dei buchi, non è ancora possibile stabilirne una cura efficace in senso assoluto.
Infatti, molte persone non chiedono aiuto ai medici perché provocano un senso di vergogna. Ad ogni modo, ci si può affidare ad alcuni strumenti di natura psicoterapica e farmacologica per ridurre al minimo i sintomi e arrivare fino in fondo a una problematica sempre più tristemente diffusa.